Un miracolo umano

  

                           Milano , ottobre 2005

 

<< Descriva esattamente ciò che vede o percepisce >>, disse l’uomo in camice bianco avvicinandosi alla sedia dove era seduta, tremante per la gioia e l’emozione, l’anziana signora.

<< E’ incredibile! Riesco a vederla quasi perfettamente. Anche i colori, tutto, proprio come ricordavo…>> Furono le sole parole che riuscì a pronunciare prima di prorompere in un pianto irresistibile. Dopo tutto, erano più di venti anni che, a causa di una gravissima malattia, aveva perso completamente la vista.

Il giovane chirurgo si girò soddisfatto verso i suoi assistenti e collaboratori.

<< Direi che l’intervento è perfettamente riuscito. Volevo tra l’altro congratularmi con voi tutti. Abbiamo fatto un lavoro praticamente perfetto, tenendo conto anche del fatto che, questa volta, l’operazione è durata poco più della metà del tempo rispetto alla prima, eseguita sull’altro paziente appena un anno fa. >>

Seguirono attimi di euforia, che proseguirono poi in una festa tenuta per l’occasione durante la serata.

I prodigi della tecnologia applicata alla medicina avevano ormai raggiunto livelli inimmaginabili solo pochi anni prima. In quell’ospedale alla periferia di Milano erano già due ora i casi in cui era stato possibile operare, con successo, pazienti affetti da cecità. Il tutto grazie all’innesto di due microtelecamere digitali nelle cavità oculari collegate poi a dei piccolissimi fili conduttori, i quali andavano infine a ricongiungersi a quelle aree del cervello adibite all’elaborazione degli stimoli visivi. In tal modo, i segnali elettrici che normalmente viaggiavano attraverso il sistema nervoso, potevano in modo del tutto equivalente attraversare un circuito realizzato in materiale biocompatibile. Il risultato era sensazionale: persone con gravi problemi alla vista o addirittura completamente cieche potevano riappropiarsi di ciò che la natura aveva inesorabilmente tolto loro. Quello della vista non era l’unico risultato raggiunto in quegl’anni. Erano ormai routine i trapianti di organi malati, rimpiazzati non più con organi naturali donati da altre persone o da cadaveri, ma da sofisticati organi artificiali che oltre a funzionare perfettamente avevano anche il pregio di annullare il rischio di un rigetto. Tuttavia la possibilità di ridare la vista a persone che l’avevano persa era stato l’evento sicuramente più sensazionale di quel periodo. In Italia, i mass media non si occupavano praticamente d’altro.

La cosa ancora più eclatante era che quel traguardo ambito dagli scienziati di mezzo mondo era stato raggiunto con un progetto tutto italiano. In particolare, la tecnologia utilizzata era stata sviluppata ed anche brevettata da una piccola azienda di biotecnologie con sede a Napoli, la “Meccatronica s.r.l.”. Questa era nata da un’idea di un gruppo di ricercatori della facoltà di Ingegneria del capoluogo campano, che, unite le competenze e le conoscenze dell’elettronica e della meccanica, avevano brevettato quel sistema che il mondo intero aveva definito miracoloso.

Il fondatore della società, il professor Virelli, sarebbe certo diventato, in un tempo non troppo lungo, uno degli imprenditori più ricchi e influenti del settore. Di ciò egli era perfettamente consapevole. Ciò che invece non poteva sapere era quanto complesse e imprevedibili sarebbero state le reazioni in alcuni ambienti…   

 

 

                                     Città del Vaticano , Novembre 2005

 

<< Colleghi, la situazione che vi ho appena descritto è, a mio parere, più pericolosa di quanto voi immaginiate. >> Il Cardinale Torvasi, regale in privato come in pubblico, era seduto al tavolo dove aveva riunito la speciale commissione pontificia composta da alti esponenti del Vaticano e che aveva il compito di occuparsi del rapporto tra quest'ultimo ed il mondo scientifico.

<< Come vi ho detto, questa società di biotecnologie di cui oggi tutti parlano, ha assunto un ruolo troppo importante nel panorama sociale. Generalmente, in passato abbiamo adottato una linea più cauta, limitandoci ad affermare il nostro disappunto rispetto ad ogni tipo di utilizzo di tecnologie applicate alla persona umana. Tuttavia ora il caso è diverso. >>

<< Se mi permette, a mio parere la situazione non è che una naturale evoluzione del progresso delle ricerche del settore >>, lo interruppe uno dei cardinali presenti nella stanza, << perciò io suggerirei di non drammatizzare il caso e di ripetere ciò che abbiamo fatto in passato in casi analoghi a questo. Dichiarazioni pubbliche di condanna e richiamo forte ai valori della fede, la quale impedisce all’uomo di imitare Dio. >>

Il cardinale Torvasi non trattenne un segno di disappunto. << Ma non capisce che ora la situazione è ben più grave? L’impatto sull’opinione pubblica è stato fortissimo. La scena di quell’anziana donna entrata in ospedale con gli occhiali scuri accompagnata passo per passo ed uscita una settimana dopo perfettamente vedente ha suscitato un’emozione vivissima in tutti. In più, mentre in altri casi si trattava di operazioni eseguite in paesi lontani, ora il tutto è avvenuto in Italia, che fino a pochi anni fa era ritenuto da tutti il paese dove la nostra Dottrina era più radicata e sentita. Da un po’ di tempo a questa parte le cose sono cambiate. Grazie ai recenti sviluppi tecnici e scientifici una moltitudine di intellettuali influenti parla ormai, quasi quotidianamente, di un’ondata in corso di neo-razionalismo e neo-positivismo. A dimostrare la veridicità di tali affermazioni vi sono delle statistiche molto preoccupanti. Esse dicono in modo inequivocabile che il numero di persone che si dichiarano atee o comunque lontane dal pensiero cattolico è in costante aumento. Per questo è necessario, a mio parere, intervenire in tal caso in modo  più incisivo e risolutivo. >>

L’altro cardinale, ormai convinto grazie alla sapiente oratoria ascoltata, replicò: << Ma come potremmo operare? Non possiamo certo fermarli! >>

Il cardinale Torvasi a questo punto presentò all’uditorio il suo piano.

<< Io credo che è nelle nostre possibilità convincere qualche imprenditore a noi vicino a rilevare questa società, la “Meccatronica s.r.l.”. Una volta acquisita sarà facile riconvertirla in qualche altro settore affine e tutto ciò con l’alibi che i conti non quadravano. Sarà una manovra impeccabile. >>

Uno dei cardinali presenti volle esprimere un dubbio : << Tutto ciò si basa sull’ipotesi che gli attuali proprietari della  società  siano  interessati alla vendita.  E se  invece  non  volessero  venderla ? >>

Torvasi sorrise compiaciuto: << Semplicemente essi “dovranno” vendere. >> La sua risata risuonò forte e inquietante nell’austera camera. Poco dopo anche gli altri presenti lo seguirono.

 

 

Napoli , Dicembre 2005

 

Il  piccolo ATR 42  proveniente da Roma atterrò dolcemente sulla pista dell’aeroporto di Capodichino. Dopo pochi minuti seguenti alla fase di rullaggio i passeggeri furono fatti scendere.

Il dottor Rigamonti percorse velocemente la scaletta e, una volta a terra, poté riaccendere il suo cellulare senza il quale gli pareva di essere isolato dal resto del mondo. Era molto tempo che mancava da Napoli e ciò che lo colpì immediatamente fu la temperatura rigida di quella giornata. Un fatto insolito per la città, famosa nel mondo grazie anche alla mitezza del suo clima.

All’uscita dell’aeroporto salì su un taxi che lo portò, attraverso la tangenziale, nel quartiere del Vomero, dove aveva in programma un importante incontro lavorativo. Era stato contattato da una società romana interessata all’acquisto di una piccola ma promettente azienda con sede a Napoli.

Essendo un esperto fiscalista gli era stato affidato il compito di illustrare l’offerta di acquisto. Trattandosi di un caso abbastanza delicato in virtù della grande popolarità raggiunta dall’azienda in questione, aveva concordato un onorario a dir poco fantastico. Infatti, mentre in passato aveva fissato prima il compenso che gli spettava per la consulenza, questa volta gli era stato offerto che il suo guadagno sarebbe stato calcolato in base al prezzo dell’eventuale vendita. In altre parole la società romana si era impegnata a versargli l’uno per cento del prezzo finale, il che, fatti i calcoli, era pari a un miliardo di vecchie lire! Quando gli era stato proposto quasi non ci aveva creduto…

Era l’occasione della sua vita. Se l’affare fosse andato in porto avrebbe detto addio al lavoro con qualche anno di anticipo e si sarebbe goduto col resto della famiglia quell’invidiabile fortuna.

Il taxi si fermò e Rigamonti si incamminò per un breve tratto fino a quando non notò sul  portone la targa che cercava, “Meccatronica s.r.l.”.

La giovane segretaria lo fece attendere qualche minuto e poi lo condusse nello studio del professor Virelli, che lo     

attendeva incuriosito dietro la sua scrivania zeppa di carte.

<< Buon giorno professore >>, esordì Rigamonti allungando la mano.

<< Molto lieto di conoscerla . Prego si sieda. Lei deve essere il dottor Rigamonti, vero? >>

<< Si, certo. Sono arrivato da poco, anche se francamente, sceso dall’aereo, credevo di trovarmi più a Stoccolma che nella città del sole  >>, disse abbozzando un sorriso.

<< Ha perfettamente ragione. Oggi è una giornata particolarmente fredda. E le previsioni non promettono nulla di buono. Comunque... >>

<< Sicuramente sarà stato informato dalla sua segretaria del motivo della mia visita.  >>

<< Si . Le confesso che era da tempo che mi aspettavo che qualcuno si facesse avanti per rilevare la società da me fondata. Sono convinto che le biotecnologie saranno certamente una delle rivoluzioni più imponenti di questo secolo. E’ per questo che ho lavorato e studiato per tutta la mia vita. Tuttavia credo che dovrò darle una delusione. Al momento io ed i miei soci non abbiamo intenzione di vendere. E’ troppo importante per noi. >>

Rigamonti non si scompose. Del resto nella sua lunga carriera ne aveva sentiti tanti parlare in quel modo e poi dopo qualche minuto, dopo aver sentito l’offerta da lui proposta, rimangiarsi per intero quanto detto ed accettare senza indugi. Per di più, ora aveva da offrire un piatto particolarmente invitante…

<< Se vuole posso provare a esplicitare l’offerta, che ho la presunzione di ritenere di qualche interesse. >>

<< Prego >>, replicò incuriosito Virelli.

<< La base iniziale è di cento miliardi. Tuttavia il mio cliente si riserva un ulteriore proposta, ovviamente se lei sarà interessato. >>

Il professor Virelli non trattenne un attimo di sbandamento. Cento miliardi. Una cifra enorme…

Sapeva che i progressi fatti recentemente dalla sua impresa erano di un certo livello, ma non avrebbe mai immaginato un’offerta così eclatante! Tuttavia dopo qualche istante ripensò alla sua vita e quella dei suoi colleghi. I traguardi accademici raggiunti e il prestigio nella comunità scientifica mondiale. Ricordò inoltre la riunione che aveva tenuto soli pochi giorni prima con i suoi soci in cui era stato deciso che in nessun caso avrebbero mai abbandonato quel progetto.

Quando ritrovò infine la calma necessaria concluse: << dottor Rigamonti, pur essendo onorato dell’offerta che lei mi ha proposto, ritengo giusto ora ribadire ciò che le ho detto poco fa. >>

Rigamonti avrebbe voluto proseguire nel tentativo. Dannazione, la sua occasione stava svanendo! Tuttavia aveva fiuto per queste cose. Intuì che i suoi sforzi non avrebbero portato al risultato sperato.

<< Va bene. E’ stato comunque un piacere conoscerla. Se però dovesse ripensarci, in questi giorni può contattarmi a questo numero >> , replicò lasciando il suo bigliettino da visita sulla scrivania. Appena due ore, dopo un vecchio DC 9 dell’Alitalia decollò dall’aeroporto di Capodichino diretto a Roma. A bordo vi era un passeggero molto deluso che si recava a dare il responso negativo del suo incontro ad altre persone, che certamente non avrebbero gradito quel risultato…

 

Città del Vaticano , Dicembre 2005

 

Il cardinale Torvasi entrò nella sala dove erano già presenti gli altri membri della commissione. Con il suo passo incerto e stanco, unico segno dei suoi lunghi novantun anni, raggiunse il posto a capotavola  che gli altri, in segno di rispetto, erano soliti lasciargli.

<< Cari amici, come i miei collaboratori vi avranno informato, il primo tentativo di risolvere la questione non ha avuto l’esito che tutti noi ci auguravamo. Ho molto riflettuto su questo fatto e su come ci saremmo dovuti comportare in conseguenza dei recenti sviluppi. Voglio essere sincero con voi; ho preso pochi giorni fa in considerazione l’ipotesi di lasciar stare almeno per ora la questione. Avevo pensato di agire indirettamente, ad esempio mediante forti campagne di stampa e di opinione, sperando che il tempo da solo riportasse la situazione su un livello a noi più accettabile. Avevo perciò in via preventiva contattato autorevoli esponenti di partiti politici a noi vicini e direttori di giornale di tradizione cattolica. Tuttavia ieri la vicenda si è arricchita di un ulteriore particolare davvero inquietante e che potrebbe, a mio avviso, essere ancor più sfavorevole per noi e per gli intersessi che noi abbiamo l’onore e il dovere di rappresentare e difendere. >>

<< Ho saputo da una fonte molto attendibile che la società di cui noi ci stiamo occupando è ad un passo dall’annunziare alla comunità scientifica e al mondo intero un risultato dalla portata storica. Sono riusciti in pratica a sintetizzare artificialmente in laboratorio nientemeno che sangue umano!

Vi rendete conto? Hanno trovato la chiave di ciò che c’è di più sacro per l’uomo. La sua linfa vitale. Sono sicuri inoltre che nel giro di pochi anni il frutto caritatevole delle donazioni sanguigne sarà completamente sostituito da un più facile ed immediato innesto di sangue artificiale, completamente compatibile con quello richiesto ed esente da possibili rischi legati alla trasmissione di malattie! >>

Attimi di stupore riecheggiarono nella sala e quando il silenzio fu di nuovo raggiunto Torvasi continuò.

<< A questo punto sento vivo in me, e sono sicuro che per voi sarà lo stesso, il dovere morale di intervenire al più presto perché ciò non accada. E’ del tutto evidente, cari amici, che nessuno può fermare il progresso scientifico. Esso è inevitabile e naturalmente in certa misura auspicabile. Tuttavia credo fermamente che simili accelerazioni siano per noi potenzialmente molto pericolose.

E’ per questo che ritengo che, in alcune fasi storiche, il nostro compito sia quello di rallentare il corso delle cose. Sappiate che la salvezza dell’umanità, talvolta, richiede che alcuni singoli si sacrifichino. Ovviamente se loro non lo fanno spontaneamente, dobbiamo essere noi a far si che ciò avvenga per riportare il cammino del mondo sui giusti binari e soprattutto alla giusta velocità. In virtù di queste considerazioni, che sono certo farete vostre, ritengo che si debba procedere ad una nuova offerta. Se però anche quest’ultima dovesse essere malauguratamente rifiutata, vorrà dire che dovremo sacrificare le anime che per loro sfortuna si sono spinte troppo al di là…>>

Tutti capirono cosa significavano quelle ultime parole e le conseguenze drammatiche che esse comportavano.

Tutti le condividevano. Tutti tranne uno. Il cardinale Morsini riteneva che ciò che aveva udito era a dir poco terribile. Non poteva credere che a pronunciarle fosse stato quello che aveva ritenuto il suo maestro di vita spirituale. Tuttavia già da qualche tempo aveva avvertito dei segni inquietanti. Tutta quella vicenda era stata orrenda fin dal suo principio. E’ per questo che a quell’ultima riunione aveva fatto installare segretamente un miniregistratore sotto il tavolo. Adesso solo lui poteva fermare quella macchina infernale. E fu ciò che si ripromise di fare prima che gli eventi precipitassero definitivamente.

 

Città del Vaticano , Gennaio 2006

 

Il cardinale Torvasi si svegliò come al solito verso le sei del mattino. Gli bastavano poche ore di sonno per recuperare completamente. Si alzò e si recò nel suo studio dove cominciò a lavorare.

Ad un tratto fu interrotto dal campanello che introduceva il suo segretario.

Quest’ultimo reggeva un pacco chiuso.  << Sua  Eminenza, questo è per voi. Il  mittente  è  anonimo. >>

<< Grazie. Può andare >>, fu tutto ciò che disse Torvasi.

L’anziano cardinale lo aprì e prese la cassetta che conteneva. Incuriosito si recò verso un registratore e la inserì. Si sentì mancare il respiro quando udì la sua voce uscire dalle casse del registratore.

Non poteva essere. Qualcuno dei suoi lo aveva tradito! E ciò significava che questo qualcuno avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di ostacolare e portare al fallimento il suo progetto.

E c’era riuscito. Il suo disegno purtroppo era fallito.

Si sarebbero pentiti di ciò che avevano fatto e delle conseguenze nefaste che l’umanità intera avrebbe dovuto patire. Ma solo loro avrebbero vissuto quella spirale infernale. Lui non vi avrebbe preso parte…

Ancora scosso da questi pensieri si recò in una stanza chiusa del suo appartamento. Una stanza che si era augurato di non dover mai aprire. Dall’interno di un cassetto prese un piccolo flacone contenente un liquido azzurrino. Si recò dunque nello studio e riversò il contenuto del flacone nel suo bicchiere d’acqua. Lo bevve in un sol colpo.

Ci sarebbero voluti solo pochi istanti. Pochi istanti e sarebbe tutto finito. Pochi istanti per passare all’al di là.

                                                                              

 

 

Giancarlo Avolio

 

Fatti e personaggi narrati in questo racconto sono frutto della fantasia dell'autore.

Ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.

 

                                       

Brano depositato alla S.I.A.E.

                                 

 

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